|
____________________________________________________________________________________________________________ |
Tra le numerose e varie mostre personali e collettive
d'arte, che, durante il primo semestre dell'anno in corso,
hanno successivamente e talora contemporaneamente richiamata
l'attenzione del pubblico milanese, una delle più
interessanti e più attraenti per savoroso accento di novità,
è senza dubbio riuscita quella, allogata per cinque o sei
settimane nella Galleria del Cova, in cui figuravano le
opere assai leggiadre e caratteristiche dei tre giovani
artisti di Sardegna che piacemi di presentare oggi ai fedeli
miei lettori dell' Emporium.
Questa triade, la cui giovanile freschezza di visione e la
cui disinvolta vivacità di esecuzione riescono ad
accaparrarsi di prim'acchito le simpatie degli intelligenti
d'arte ed anche dei profani, sempre quando non siano
ingrettiti da pedanteschi pregiudizii di scuola, è fermata
da un pittore, da un illustratore e da una decoratrice. |
Il primo di essi si chiama
Giuseppe Biasi e ha circa trent'anni. Egli non può,
come gli altri due, essere considerato un esordiente, avendo
esposto e non senza successo, durante l'ultimo Iustro, a
Venezia, a Roma ed a Milano e, nella sua abbastanza matura
cerebralità di osservatore, riproduttore e trasfiguratore
della realtà, egli idea, compone, disegna e colorisce i suoi
quadri ad olio e a tempera con limpida e sicura coscienza e
seguendo i dettami di un particolare suo programma d'arte.
Se e da mettere in guardia contro qualche cosa è contro la
facilità di pennellata, che, rendendo fin troppo
sovrabbondante la sua produzione, potrebbe, se non infrenata
in tempo, riuscire perniciosa all'ulteriore e progressivo
sviluppo di essa, che già più di una volta si desidererebbe
più ricercatamente elaborata e più diversificata da tela a
tela, sia nelle figure messe in scena, sia negli sfondi di
paesaggio e nei particolari.
|
II secondo, il quale si chiama
Raoul de Chareun ma ama firmarsi col pseudonimo di
Primo Senopico e non ha ancora ventisette anni, rivela, nei
minuscoli suoi disegni lievemente acquerellati,
un'intelligenza sottile ed arguta, che quasi sempre, prima
che la mano avvicini matita o penna alla carta, possiede
abbastanza chiaro nella mente il concetto di ciò che su di
essa proponesi di figurare. Non ogni volta però sa trovare i
mezzi adeguati, l'equilibrio di composizione e la fermezza
di segno per dare a quanto egli ha ideato precisa completa e
persuasiva estrinsecazione.
|
La terza,
Edina Altara, è una fancitilla appena diciottenne,
la quale ci appare subito dotata di uno squisito istinto
decorativo, sussidiato quasi sempre da un elegante buongusto
nel segnare le sagome degli oggetti e dei personaggi da lei
voluti raffigurare e da un gradevole senso cromatico nello
stabilire i rapporti delle tinte piatte, di tonalità ora
cupe ed ora accese, di cui per solito ella aria servirsi.
Avendo incominciato per puro giuoco a costruire, con
cartoncini ingegnosamente ripiegati e poi colorati a mano,
graziosissime figurette di bestie, di bimbi, di donne e di
uomini della campagna sarda, si e trovata un bel giorno
trasportata, senza né volerlo né saperlo, nel giardino
incantato dell'Arte. Ed ora che altri le hanno aperti gli
occhi, ella per rendersi affatto degna di rimanervi e per
riuscire a giovarsi, non soltanto più e meglio di quanto
avesse fatto a bella prima, ma anche abbastanza
coscientemente, dei preziosi doni largitile dalla Natura,
tenta di continuo, con fortunata spontaneità, altre prove,
componendo addirittura, con strisce di carte colorate,
quadretti di costumi contadineschi o di vita infantile, ed
altre prove più ardue e più complesse è da sperarsi the
voglia tentare in seguito.
|
Tutti tre questi giovani artisti sono nati in Sardegna e vi
hanno trascorsi gli anni ingenui e beati dell'infanzia e
dell'adolescenza. Tutti tre sentono un vivo e schietto
trasporto per la pittoresca terra che ha dato loro i natali
e che, quasi sconosciuta fino a qualche anno fa dalle altre
provincie d'Italia, ci è stata fatta comprendere ed amare,
mercè i suoi vigorosi e bei romanzi, da Grazia Deledda, cosi
come, prima di lei, con romanzi, novelle e drammi, Giovanni
Verga e Luigi Capuana ci avevano fatto conoscere comprendere
ed amare la Sicilia rusticana e Gabriele d'Annunzio
l'Abruzzo montanaro e marinaio. Tutti tre, ma in ispecial
modo il Blasi, trovano un grande compiacimento a rievocare,
col disegno, coi colori o con la plastica, i contadini, i
pastori ed i pescatori della loro isola diletta nelle loro
bizzarre costumanze, nelle loro tipiche pose e nei loro
fastosi vestiti da festa.
|
Nato trent'anni fa a Sassari,
Giuseppe Biasi, dopo avere compiuto gli studii
classici nella sua città natale, entrò nell'Università di
Roma e vi si addottorò in giurisprudenza. II suo destino non
voleva però che egli indossasse la toga ed esercitasse la
professione d'avvocato, che nel suo sangue si era insinuato
fino dagli anni della prima adolescenza il virus dell'arte
ed il rapido disegnatore di schizzi grotteschi dei banchi
delle classi ginnasiali e liceali diventò, durante gli anni
degli studii universitari, il mordace caricaturista di
alcuni giornali di Roma, La Patrice, L'Italie e sopra tutto
L'Avanti della domenica, per poi riuscire il fortunato
vincitore di due o tre concorsi di copertine a colori del
simpatico Giornalino della domenica, fondato e diretto da
Vamba.
Dalla caricatura e dall'illustrazione a colori il Blasi
passò risolutamente alla pittura dei quadri ed uno di essi
ottenne nel 1909 il non facile onore di venire accolto dalla
severa giuria internazionale dell'esposizione di Venezia,
mentre tre altri di più accorta disposizione e di più
gustosa fattura, ottenevano, nella mostra dei Secessionisti
romani del 1913, un successo oltremodo lusinghiero presso i
buongustai, successo che fu riconfermato, per merito di
altre opere non meno pregevoli e caratteristiche, nel 1914
tanto a Roma quanto a Venezia e nel 1916 a Milano, in
occasione della mostra pel premio Principe Umberto.
|
Pagina 1
|
2 |
3
|
|
|